mercoledì 5 agosto 2009

Sessualità pillola e scomunica

Un mio articolo da La Stampa di oggi, 5 agosto 2009, sulle avventure della pillola RU486.
Sessualità pillola e scomunica
Ci si perdoni l’impertinenza: ma il motto «Non lo fo per piacer mio ma per dare figli a Dio», che forse qualcuno dei più anziani fra noi ha ancora visto ricamato sulle lenzuola della propria nonna conservate nel baule dei ricordi, non era forse il riassunto della morale che la Chiesa cattolica instillava alle giovinette timorate che si preparavano al matrimonio - un scelta di vita comunque sempre meno «perfetta» di chi decideva per la verginità, uomo o donna che fosse? E adesso, per rafforzare la scomunica ipso facto minacciata a chi ricorre alla pillola RU486, anche al medico che la prescriva, i rappresentanti della gerarchia cattolica ci parlano del «significato profondo della sessualità» che proprio la Chiesa avrebbe il compito di insegnare e difendere. E invitano il governo - che temiamo non insensibile a questi richiami - a porre immediato rimedio alla minaccia di un «salto nel buio» che la RU486 rappresenterebbe per l’Italia, che si accinge finalmente ad ammetterla, buona ultima tra i numerosi Paesi europei che evidentemente, avendone ammesso l’uso da anni, si rivoltano nelle tenebre dell’inciviltà.
«Il governo - citiamo sempre monsignor Anfossi, dall’intervista sulla Stampa del 31 luglio - deve bloccare tutto e stanziare fondi per formare i giovani al giusto senso della sessualità», divenendo così finalmente uno Stato etico o decisamente una dépendance del Vaticano, ancor più di quanto non sia ora. E per evitare di dover ricorrere all’aborto, se si esclude il voto di castità prematrimoniale o extramatrimoniale (così poco rispettato del resto da tanti membri del clero), sarà il caso di educare i giovani all’uso del profilattico? Absit! Non sia mai, lo ha insegnato autorevolmente Giovanni Paolo secondo e lo ha confermato il suo successore: chi si azzarda a far sesso deve farlo senza il diabolico ordigno, anche a rischio di infettarsi e infettare di Aids il proprio partner.
Come ricorda una delle giovani intervistate da Monica Perosino sullo stesso numero della Stampa, che dovrebbero sentirsi umiliate e aver sofferto profondi dolori fisici usando la pillola maledetta, «l’interruzione farmacologica della gravidanza è più simile a un aborto spontaneo, aiuta a far sembrare tutto meno violento». Ma proprio questo è ciò che ispira la scomunica dell’aborto chimico, dice un’altra delle giovani intervistate. «Perché non fa soffrire, perché è psicologicamente più facile da sostenere. E come si può espiare la colpa senza la penitenza?».
Non molti anni fa - ma fortunatamente sembrano secoli - un cardinale di Santa Romana Chiesa (e forse non era il solo, andiamo a memoria) diceva che l’Aids è il giusto castigo di Dio per coloro che praticano il vizio «contro natura» dell’omosessualità. Se leggiamo con attenzione i due interventi affiancati - e non solo spazialmente - di monsignor Anfossi e della sottosegretaria Roccella - non riusciamo davvero a convincerci che la RU486 sia una minaccia alla salute, alla dignità della donna o addirittura alla civiltà del nostro Paese. Non difendiamo assolutamente una concezione solo edonistica o consumistica della sessualità, dunque riconosciamo che molto spesso l’etica cattolica ha avuto ragione nello stigmatizzare simili eccessi. Ma se abbiamo ereditato dal passato una cultura machista che ha cercato sempre solo di equilibrare la repressione sessuofobica con il ricorso (riservato! Nisi casti saltem cauti) ai più vari tipi di escort, non sarebbe il caso che anche la Chiesa, che nella nostra tradizione ha avuto sempre un peso così centrale, rivedesse le proprie certezze sul «giusto senso della sessualità»?
Gianni Vattimo

1 commento:

albe^_^ ha detto...

È una questione che riguarda in modo particolare le donne, e proprio loro vengono escluse dal dibattito. Quasi un controsenso...

Per il resto, può starmi bene una Chiesa che non voglia banalizzare il sesso e la nascita. Si vedono però due pesi e due misure. Proprio la Chiesa ufficiale non prende posizione ferma e decisa (pure accesa, se vogliamo) contro un presidente del consiglio puttaniere e coinvolto in mille altre faccende sospette.

Posso pure condividere l'idea di non banalizzare l'aborto, che comunque rappresenta una scelta difficile ed estrema. Allo stesso tempo però la Chiesa dovrebbe rendersi conto che cercare di imporre certi 'costumi' nel 2009 assolutamente folle.

Perché tante anacronistiche battaglie contro forme di rispetto per l'altra come i preservativi? perché sono contro l'educazione sessuale nelle scuole? etc etc etc