mercoledì 14 ottobre 2009

"Leghismo e Chiesa anti-moderna ecco chi semina l'odio per i diversi"

La Repubblica, mercoledì 14 ottobre 2009


"Leghismo e Chiesa anti-moderna ecco chi semina l'odio per i diversi"

La denuncia del filosofo Vattimo, europarlamentare Idv, che si è sempre definito cattolico, comunista e gay
di Ettore Boffano

«Mi vergogno di essere italiano». Gianni Vattimo, il filosofo che si è sempre definito «cattolico, comunista e gay», gesticola e alza la voce ripetendo le identiche parole che Norberto Bobbio pronunciò per l'omicidio di Giovanni Falcone. Poi, si ricorda anche di essere un politico, un europarlamentare dell'Idv, e attacca: «Hanno accettato di tutto: le peggiori porcherie volute da Berlusconi. Hanno detto che era costituzionale il lodo Alfano e ora invece affossano le norme contro l'omofobia».

Professore, chi sono i nemici dei gay in Italia?
«Beh, dopo questo voto mi pare difficile avere dubbi. La nostra nemica è la destra italiana di oggi, che è figlia di quella di ieri».

Ma alcuni fedelissimi di Fini si sono dissociati.
«Infatti la matrice più omofoba non è quella postfascista, ma quella della Lega. Il celodurismo di Bossi è l'essenza di questo sentimento che odia i gay: becero, identitario e che guarda oltre gli stessi omosessuali, che ha come vero obiettivo la diversità in senso lato. E la paura per l'immigrazione extracomunitaria che genera spavento, che accresce il bisogno di identità locale, quasi di classe, di appartenenza. E che la fa pagare subito ai più deboli, a quelli che, immediatamente, sono i meno in grado di difendersi».

Che cosa vuol dire, professor Vattimo?
«Tento di spiegarmi quest'odio contro i gay che dilaga in Italia. Una cosa strana, se pensiamo che ormai l'omosessualità non si nasconde più, sfila nelle città e ha dei luoghi e dei modi pubblici e accettati. Eppure, proprio ora scatta la rabbia. Se avessimo la pazienza di rileggere Pasolini, scopriremmo ad esempio che era più tranquillo essere omosessuai nella Roma fascista degli anni ‘40 piuttosto che in quella di oggi».

E quali sono le cause di tutto ciò?
«Per prima cosa, ritengo che significhi una controreplica della nostra società all'aumento delle libertà in generale. Quasi che avere più libertà si porti dietro anche più resistenze contrarie. Poi, c'è il maschilismo...

Un vizio molto italiano: lo stesso delle cronache private del premier e delle sue battute offensive sulle donne. O no?
«E così, ma io direi che il maschilismo, più che solo italiano, è un atteggiamento mediterraneo. Anzi, cattolico-mediterraneo. Perché la Chiesa del celibato del clero e della chiusura al sacerdozio femminile è molto maschilista e io ripeto sempre che il suo gridare contro i gay, nonostante le ipocrisie sui preti pedofili, è l'ultimo urlo possibile contro la modernità che le è rimasto in gola».

Ieri la cattolica del Pd Paola Binetti ha votato con il centro-destra e Dario Franceschini ha detto che questo è un signor problema.
«È un problema che hanno da tempo, ma non se ne liberano mai».

La Chiesa cattolica è un'altra nemica dei gay, dunque?
«In realtà la cultura anti-gay preesiste al cattolicesimo. La Chiesa, invece, potrebbe cambiare molte cose in materia di sesso e aiutarci tutti ad essere più liberi, ma non lo fa. E questa è la sua vera colpa. Non vuole metterci in condizione di mutare la nostra percezione del sesso, lasciando piuttosto che esso resti “le sale petit secret”, lo sporco piccolo segreto di cui parlava Gilles Deleuze. Il sesso resta così uno scandalo, uno scandalo aumentato dalla mercificazione che gli è stata imposta dal capitalismo. Alla fine, saremo travolti da questa concezione del sesso».

E che cosa bisognerebbe fare, allora?
«Se ne fossimo capaci, dovremmo davvero fare una rivoluzione in campo sessuale. Nel senso che dobbiamo scegliere: o sappiamo darci un modo del tutto nuovo di concepire la sessualità o altrimenti resteremo prigionieri di questo status quo».

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