giovedì 8 ottobre 2009

Libertà d'informazione in Italia: il dibattito al Parlamento europeo

Ecco quanto riporta il sito del Parlamento europeo in merito alla discussione sulla libertà d'informazione, o meglio alla richiesta dei Popolari europei di non affrontare l'argomento... Per fortuna (ci mancherebbe ancora...!) la proposta non è passata. Anche molti del Pd hanno votato con noi... per questo "Il Tempo" titola: "Anche il PD contro il Colle". Ma se c'è da difendere la libertà di informazione in Italia, obbligando l'Europa a discuterne (che non è esattamente una rivoluzione, mi pare), allora è giusto che l'appello di Napolitano a non portare in Europa il caso italiano cada, almeno stavolta. E forse non solo questa.

Con 268 voti favorevoli, 284 contrari e 18 astensioni, l'Aula ha respinto la richiesta del PPE di depennare dall'ordine del giorno della seduta il dibattito con la Commissione sulla libertà d'informazione in Italia. Con 286 voti favorevoli, 293 contrari e 18 astensioni, il Parlamento ha inoltre respinto la richiesta avanzata dallo stesso gruppo di non votare una risoluzione nel corso della prossima sessione. In proposito, Joseph DAUL (PPE, FR) ha sottolineato anzitutto che il suo gruppo "sostiene profondamente la libertà d'espressione e di stampa", tant'è che ha fatto quanto possibile affinché la Carta dei diritti fondamentali acquisisse valore vincolante. Tuttavia, ha spiegato, il dibattito previsto per l'indomani "punta un solo paese e non riguarda l'Europa nel suo insieme". Ha quindi aggiunto che il PPE non accetta che il Parlamento europeo "diventi un luogo in cui si regolano i conti politici e strettamente nazionali" né che sia "strumentalizzato a fini meramente partigiani e nazionali".
Anche Francesco Enrico SPERONI (EFD, IT) ha appoggiato la richiesta del PPE sostenendo che tutti sono a favore e difendono la libertà di espressione e di stampa, ma che è inopportuno "puntare il dito" verso un solo paese, l'Italia, in cui la libertà di stampa non è assolutamente in pericolo. Basta, ha aggiunto, andare su Internet o in un'edicola per rendersene conto. Altrimenti, ha concluso, che si abbia il coraggio di avviare la procedura prevista dai trattati (art. 7: violazione dei principi fondamentali da parte di uno Stato membro).
Martin SCHULZ (S&D, DE), dicendosi invece contrario alla cancellazione del dibattito, ha spiegato che sebbene il collega Daul sia un difensore della libertà di parola, "ci sono altre persone in Europa che hanno un'altra concezione delle libertà di espressione". Un dibattito a livello europeo è quindi necessario, ha aggiunto, "perché ciò accade in un paese membro dell'UE, l'Italia". Ma, ha continuato, il problema non è solo italiano: si pone la questione "dell'intreccio di poteri mediatici, economici e politici che mette in pericolo la libertà di espressione in Europa".
Il leader dei Verdi, Daniel COHN BENDIT, ha appoggiato la richiesta di tenere il dibattito in Aula e di votare una risoluzione. Mario MAURO (PPE, IT), invece, ha affermato che se si vuole estendere, come intende Schulz, il dibattito alla situazione europea, "non ha senso votare una risoluzione che, nel titolo, fa riferimento alla libertà di stampa solamente in Italia". (http://www.europarl.europa.eu/news/expert/infopress_page/008-62036-280-10-41-901-20091007IPR62035-07-10-2009-2009-false/default_it.htm)

2 commenti:

albe^_^ ha detto...

< Tuttavia, ha spiegato, il dibattito previsto per l'indomani "punta un solo paese e non riguarda l'Europa nel suo insieme". Ha quindi aggiunto che il PPE non accetta che il Parlamento europeo "diventi un luogo in cui si regolano i conti politici e strettamente nazionali" né che sia "strumentalizzato a fini meramente partigiani e nazionali". >

Ma l'Italia sta in Europa oppure no? E che credibilità possiede una istituzione simile che magari fa le pulci ad altre nazioni su una questione simile, e poi chiude gli occhi sulla situazione italiana?

Questi del PPE sembrano Napolitano col suo 'nascondiamo la polvere sotto il tappeto'...

Adele ha detto...

L'Europa ha il diritto-dovere di difendere le libertà fondamentali dei popoli europei. Deve porsi, se necessario, contro gli Stati -nazione per tutelare i cittadini. Deve essere messo in chiaro , una volta per tutte, che se de jure l'Italia ha una costituzione democratica, di fatto non è così, perchè abbiamo un esecutivo che attenta a una delle libertà fondamentali più importanti, impedendo con il suo massiccio controllo sui mezzi d'informazione l'esercizio della libertà di pensiero e di opinione.
Non è un'illazione questa e la dimostrazione che non lo sia la ritroviamo proprio nella isterica, nonchè minacciosa, reazione di ieri di Silvio Berlusconi, dopo la sentenza della corte costituzionale. A suo dire ( e secondo l'opinione diffusa fra i suoi pari ), la costituzione materiale sarebbe superiore a quella formale . I giudici dovevano quindi attenersi allo spirito della Legge che di FATTO opera nella società. La Corte cost. doveva attenersi alla cosiddetta "volontà della maggioranza" che avrebbe eletto S.B capo assoluto del nostro ordinamento.
A mio avviso, l'Europa NON PUò non prendere atto seriamente di questa esplicita minaccia: ha l'obbligo di intervenire, per tutelare i cittadini . La nostra Costituzione non è cambiata, ma di fatto, secondo i suoi nuovi interpreti, la nostra forma di governo non è più parlamentare , ma presidenziale..anzi presidenzialista. Ma quel che più conta , è che abbiamo in Italia, un senor presidente la cui volontà pretende di essere obbedita anche dai giudici! Ieri è stato sventato il suo colpo più basso sferrato al nostro ordinamento. Ieri si è impedito che anche la forma di Stato venisse ad essere snaturata da un lodo eversivo . Il principio cardine dell'isonomia- su cui si regge ogni Stato di diritto-non è stato pugnalato a morte, per fortuna. Ma l'Europa DEVE PRENDERNE ATTO, perchè tutto ciò rappresenta una minaccia per la sua stessa futura fisionomia federale...Se si lasciano vincere le ragioni pretestuose o egoistiche degli Stati nazionali, è compromessa anche la libertà futura di tutti i cittadini europei. Per non creare quindi un pericoloso precedente, l'Europa si impegni a collaborare per curare il cancro che sta uccidendo la democrazia italiana.