lunedì 5 settembre 2011

Pensiero debole, realismo, materialismo

Se il filosofo torna a volare alto
Vittorio Possenti - L'Avvenire, 3 settembre 2011

Dopo decenni in cui il "pensiero debole" ha goduto di diffuso ascolto, da qualche tempo si mostrano segnali di un diverso orientamento all’insegna di un "nuovo realismo". In un recente Manifesto pubblicato su "Repubblica" di Maurizio Ferraris si intende «restituire lo spazio che si merita, in filosofia, in politica e nella vita quotidiana, a una nozione, quella di "realismo", che nel mondo postmoderno è stata considerata una ingenuità filosofica e una manifestazione di conservatorismo politico». In dialogo critico con Vattimo, Ferraris ha notato che il primato delle interpretazioni sopra i fatti e il superamento del mito della oggettività, cui si richiamavano i debolisti, non hanno avuto gli esiti di emancipazione che immaginavano filosofi postmoderni come Richard Rorty. Il manifesto vuole allontanare l’assunto che tutto sia socialmente costruito, e «riabilitare la nozione di verità», tartassata per futili motivi dal pensiero debole. Inoltre un freno all’interpretazione infinita ed una viva attenzione etico-politica completano il quadro. Un realista incallito come il sottoscritto non può che rallegrarsi convintamente, non senza osservare che la nozione di verità non è stata mai abbandonata, neppure nel XX secolo in cui tanti si sono posti con un eccesso di entusiasmo alla scuola di Nietzsche e di Heidegger, seguendoli nel loro scatenato antirealismo: non si può perciò professare il realismo partendo da loro.
Rivendicazioni di realismo filosofico sono aumentate negli ultimi decenni del ’900, in specie nell’area latamente analitica (pensiamo al Putnam di Realismo dal volto umano). Tuttavia il realismo era ben presente anche prima con la filosofia dell’essere, massima tradizione filosofica insieme al neoplatonismo, sebbene quasi nessuno volgesse attenzione da quella parte. Questa tradizione ha tenuto vivo che il linguaggio fondamentale della realtà è quello della metafisica, non delle scienze. Inoltre dal realismo classico e dalla metafisica che le si congiunge sono venute le migliori interpretazioni del nichilismo e le terapie contro di esso.
Se stiamo ai "fatti intellettuali", non vi è dubbio che l’abbandono del realismo ha segnato la vittoria del nichilismo speculativo e pratico, mentre una ripresa di realismo dovrebbe portare con se liberazione e antirelativismo. Noi abbiamo bisogno non solo di conoscere ma di una verità stabile che non muti ad ogni vento, e questo è antinichilismo, essendo la negazione del sapere e della verità un volto fondamentale del nichilismo.
È presto per avanzare valutazioni sul cammino incipiente del nuovo realismo, meglio stare a suggestioni e domande. La prima forse è che la tradizione del realismo dai Greci a noi è molto ricca e complessa, e parimenti la portata dei problemi per i quali il realismo ha avanzato risposte. Il nuovo realismo reagisce opportunamente a postmodernismo e debolismo, ma forse potrebbe ulteriormente porsi, entro un’adeguata teoria della conoscenza, domande del tipo: che cosa significa pensare, quale il rapporto tra pensiero e realtà, che cosa sono concetti e giudizi e che cosa ci dicono.
Per reagire efficacemente all’atteggiamento antiteoretico del debolismo, nascente da un’opzione pratica, politica e morale, non ci si può porre sullo stesso terreno, partire cioè da una rivolta contro ciò che veniva considerato a torto o a ragione potere e violenza. Un’esigenza politico-morale, per quanto valida e sincera sia, non può costituire base adeguata del problema della verità; può anzi succedere che la pur giustificata critica del potere e della violenza retroagisca sulla base di partenza speculativa, alterandola seriamente.
Anche il richiamo all’illuminismo, esplicito in Ferraris e numerosi altri, merita attenzione e discernimento. La strada maestra del realismo precede largamente il realismo illuminista, che rimane parziale e un poco monco in quanto è un realismo della scienza ed un realismo morale, meno un realismo speculativo capace di fare i conti col tema del divenire e con l’inferenza teologico-speculativa che ne deriva (l’esistenza di Dio). Ne proviene un realismo non poco dimidiato che si accontenta, seguendo più o meno volontariamente Nietzsche, di pensare il divenire come originario e improblematico. Un nuovo realismo di questo tipo servirebbe per battaglie etico-politiche, magari anche significativa, ma cadrebbe al di qua del problema metafisico.
Vi è un punto che il manifesto lascia implicito ma che è poi emerso in interventi successivi. Il nuovo realismo può evolvere verso un nuovo materialismo, osannato appunto da qualche intervento. La tesi materialistica, sotto la veste del nuovo naturalismo, è oggi diffusissima e ci vuole poco coi tempi che corrono per identificare realismo e materialismo. L’esito sarebbe un disguido di prima grandezza, cui seguirebbero chiusura intramondana, amputazione dello spazio del filosofare, ed una secca compromissione dell’istanza liberante.

3 commenti:

Calogero ha detto...

Vittorio Possenti ed Avvenire. Ottimo. Spero di avere un po' di tempo per leggere questo articolo.

MAURO PASTORE ha detto...

Articolo di tal Vittorio Possenti recava timori non a tutti proprio utili e inutili ad altri, perché non per tutti ha senso il recare timori in parte fatti per esser recati anzi per altri è inaccettabile il riceverne in quanto non originari non naturali.
Alternative, tra nuovo realismo e nichilismo, postmodernismo e percettivismo, vertono anche su neoilluminismo ed irrazionalismo ma in sequenza inversa che illuminista - romantica.
Timori su debolismi e insistenze su realismi son stati in questi anni forzisti o comunque conservatoristi o antagonisti; disastri sociali accaduti anche con nuovo realismo; da ciò giustezza di contenuto di articolo; ma per ambienti non raggiunti da retaggi o eredità filosofici di antichità, nuova modalità realista "New Realism" è stata opportunità non controversa; però non prevedute le utilità anzi detestate da iniziatore di modalità, Ferraris; ...in ciò nulla di sorprendente perché non conveniva a tutti ritornare ad ovvietà e per altri era contraddittorio e per talaltri era utile il rapportarsene da altre radici culturali. Prepotente svolta esoterica-essoterica filosofica non scientifica di Ferraris fu portata ad attenzione di esigenti affatto diversi che circa dar orizzonti comprensibili a decisioni, cattoliche cattoliciste, ne erano interessati per distruggere barriere di segreti confessionali. Così nulla di serio restato di iniziazione neorealista cui Ferraris e clero cattolico dietro suo lavoro armigerante, perché emersa radice greca cui prepotenza cattolicista contro e dunque tramiti da pensieri a realtà riferiti palesemente o in altri contesti e senza esclusione di direttività ove possibile. Meteo ormai altro ha reso proposta realista-ingenua di Ferraris adatta a scuole per trogloditi o a sistema culturale di tipo anglosassone ma finita conoscenza culturale, niente proprio più restando di tal evento neorealista in filosofia e cultura neppure in civiltà e società.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

...
Niente proprio più restando a tuttoggi di evento neorealista in filosofia e cultura neppure in civiltà e società, restano realtà collaterali di soggettività autoprivantesi di oggettività, cui esempio prominente odio contro nuovo clima ed invenzione microbiotica di nemico microbico... Ne lascio dire, pubblicamente, a messaggio internet, inviato quest'oggi a Presidenza della Repubblica. Autore me medesimo:


' Vi espongo ennesimo caso di malvivenza ed antipolitica:

Giornalismo peggiore di incompetenza antiprofessionale...
Infettivologo che non si decide a distinguere tra prevenzione medica e prevenzione sanitaria e fraintende entrambe e non comprende relatività della situazione, datoché tipo di virus di cui dice e teme in realtà fa da rivelatore anche igienico ed è totalmente incompatibile con abitudini o distrattamente igieniche o non distrattamente antiigieniche, entrambe le quali da stessi abitudinari possono essere facilmente mutate, in Asia con o favorendo autodifese civili-culturali in Europa con o favorendo autodifese culturali-civili... Stesso Infettivologo che non sa intendere appieno terminologia inglese di "lockdown" (... "lock-down", "lock down") perché evidentemente non intende che essa indica non risoluzione di problema ma mutamento definitivo di evento non annullamento; infatti virus influenzali non vanno medicalmente combattuti e sanitariamente vanno notati solamente; e stesso infettivologo che in appellarsi a razionalità aliena da "tifo da stadio" mostra di esserne appartenente perché appunto non capisce di cosa e di che dovrebbe occuparsi ma se ne interessa e promuovendo lotta che è antipatia-simpatia verso virus la quale è sconveniente e che è scelta di umana mentalità esagitata e decisione umana di fisicità invadente... E proprio da costui, appello a diritto a non costrizioni è controproducente anche ignorante poiché non assevera impossibilità oltre che non liceità di costrizioni o comandi a misure obbligatorie cui vero statuto di Sanità nega e decretalità di Presidenza del Consiglio e precedenza parlamentare in realtà escludono ma che immense moltitudini vorrebbero per sé e. per imporre ad altri e capeggiate da strani incompetenti, qual è pure tal infettivologo, che da logica per infezione vorrebbe trarre ragioni contro influenze ma ciò essendo errore in ordine logico superiore... Ma giornalista fa peggio, accogliendo controproducenza ed amplificandola anche contro diritti stessi.
Infettivologo inoltre ragiona di mondo monotematicamente senza distinguere varietà di climi e luoghi e tempi e sostenuto evidentemente da climatologi non più competenti non più aggiornati, specialmente circa ormai non esistenza di interezza di periodo estivo europeo e dunque non esistere più di stagione estiva stessa in Europa ma solo di estate quale pausa tra primavera e autunno. Reazioni influenzali di masse di disadattati ambientali in gran parte volontari perché in odio contro Nord del mondo e non veri abitanti di Europa né di Occidente ne lasciano intuire se ci si sottrae da loro stessi intrighi mediatici; inoltre notasi che loro violenza non è solo metaforicamente tifoidea ma anche fisiologicamente psicologicamente meteorologicamente; infatti tali moltitudini stesse e lor capi hanno modi di vita tifoidei perché improntati a far caldi nonostante tutto; e basta cultura verbale per intender tal fattaccio. Non volendo cogliere e profittare di segnali virali influenzali euroasiatici e cinesi, loro destino è peggio che ammalarsi certamente di tifo, cioè è la debolezza stessa tifoidea e la morte precoce in consumi energetici non bioenergetici; attenzione quindi a loro intrighi anche anagrafici perché tempi di orologi e calendari non coincidono più con tempi biologici; potrebbesi vivere secoli non solo un secolo circa. Logica da scuola superiore basta per capirne.
MAURO PASTORE

Link contenente testo cui rivolta mia critica:  https://notizie.virgilio.it/sanguinetti-gemelli-roma-mascherina-sempre-1409574

(MAURO PASTORE) '


MAURO PASTORE