mercoledì 18 luglio 2012

Ma non è nella natura che si scopre il divino


Ma non è nella natura che si scopre il divino

La Stampa, 5 luglio 2012
di Gianni Vattimo
 
Sarà pur vero che l’evento - solo cosi lo si può chiamare - che ha rotto la quiete uniforme del «tutto» prima della nascita delle cose ha avuto un peso decisivo nel prodursi di quella differenziazione di particelle da cui e’ cominciato, per ciò che ne sappiamo, il corso dell’evoluzione di cui, bene o male che sia, noi siamo per ora il punto di arrivo. Ma parlare del bosone di Higgs come se fosse Dio è davvero un po’ troppo. Non perché si tratti di una bestemmia («Dio bosone» è sicuramente un’espressione che fino a oggi non era venuta ancora in mente a nessun ateo blasfemo, per quanto dotto e accanito). Semmai, esprime un atteggiamento mentale che non ha più quasi alcun ascolto presso teologi, filosofi, uomini di fede. Riflette infatti la convinzione che Dio si possa in qualche modo scoprire in questo o quell’ aspetto della natura. Ma da quando Gagarin, spedito nel cosmo con la navicella, ovviamente atea, dell’Urss ha potuto esplorare il cielo senza trovare Dio, questa aspettativa «positivista» ha perso ogni senso, se mai ne ha avuto uno. Le cinque vie classiche di San Tommaso - quelle che «dimostravano» l’esistenza di Dio a partire dal mondo, di cui Dio sarebbe la causa prima o il motore ultimo - erano bensì molto più sofisticate dell’ ingenuo ateismo di Krusciov; ma anche loro hanno resistito poco all’affermarsi progressivo del convenzionalismo scientifico moderno. Ormai attribuiamo solo all’uomo primitivo - quello per il quale il tuono o il fulmine sono opera di un qualche soggetto supremo l’idea che il mondo materiale debba essere stato prodotto da una volontà originaria ritenuta onnipotente. San Tommaso stesso osservava che dal punto di vista di Aristotele sarebbe stato molto più razionale pensare al mondo come eterno. Se no come avrebbe potuto, una volontà perfetta e sottratta al divenire, e cioè immutabile, decidere, a un certo punto, di crearlo? Il racconto della creazione è un contenuto della fede, cui si crede (chi ci crede) come a un mito fondatore della nostra esistenza individuale e sociale che accettiamo perché sentiamo che senza di esso perderebbe ogni senso ciò che pensiamo e facciamo. Ma quanto a parlarne in termini di scienza fisica non ci prova ormai più nessuno.



Se anche dobbiamo pensare che il bosone di Higgs non c’entra niente con Dio, è però vero che scoperte come quella di oggi hanno un potente riflesso sulla nostra vita, sulla visione del mondo, dunque anche sulla nostra religiosità. E’ una specie di effetto che possiamo solo chiamare «neutralizzante» rispetto alla nostra storia vissuta. Come confrontare i pochi millenni della storia della specie umana con gli sterminati orizzonti delle ere geologiche, del formarsi del cosmo fisico e, appunto, con i minuti seguiti al big bang. La scienza moderna, del resto, si è formata anche e soprattutto criticando il racconto della Genesi, anzitutto contestando il geocentrismo biblico (ricordate il Galileo di Brecht, che ispira a molti l’idea che tutto ormai sia permesso). E ciò non solo per la sconsiderata volontà delle autorità religiose di difendere una cosmologia «rivelata» che veniva progressivamente dissolvendosi; ma anche e soprattutto perché, effettivamente, non era e non è facile pensare alla nostra storia umana in termini di storia della salvezza o anche solo, in termini laici, come storia della civilizzazione, e insieme alla nostra posizione nel cosmo, un battito d’ali di farfalla destinato a durare un attimo e a essere inghiottito dal silenzio cosmico. L’ostinazione con cui la Chiesa ha sempre tentato di contrastare la cosmologia moderna e il suo spirito illuministico riflette la preoccupazione, non così irragionevole, di conservare un senso alla storia umana - e dunque all’etica, alla politica, alla società - di contro al senso nichilistico, leopardiano, suscitato dal sentimento dell’infinito cosmico. Non c’è un’uscita consolante e pacificante da questo dilemma. Noi siamo - storicamente - quell’umanità che ha anche scoperto, se cosi è, il bosone di Higgs; ma questa scoperta è un momento della nostra storia. Non è una constatazione risolutiva, ma è con questa condizione duplice, librata tra storia e natura che dobbiamo fare i conti. 
 

3 commenti:

Paola Trombetti ha detto...

Gentile professor Vattimo, che la vita dell'uomo sulla terra sia un battito d'ali di farfalla rispetto all'eternità del silenzio cosmico, non è una buona ragione per buttarla via come uno straccio vecchio, tanto meno è una buona ragione - ad onta dell'evidente violenza e irrazionalità dell'esistenza - per tornare a difenderne ad ogni costo il senso facendo udire di nuovo il crepitio dei roghi (anche se in forma più moderata, forse qualcuno lo vorrebbe) a chiunque non si accontenti della scienza "rivelata" nelle Scritture - la quale anche secondo me non ha più autorevolezza della Teogonia di Esiodo(sento già un certo caldo!)- o perché non crede, o perché le legge come un racconto mitico. Proprio in quanto ha la durata di un battito d'ali, cerchiamo di rendere questo breve volo il più colorato possibile, ad esempio non sperperiamo le risorse. Indipendentemente da come stanno "le cose prime e le cose ultime", cerchiamo di mandare meglio possibile almeno le "cose intermedie", proprio perché sembra non avere senso, diamogliene uno noi, anzi, diamogliene molti! Quanto alla denominazione "particella di Dio", molto probabilmente non provocherà né conversioni né apostasie, esattamente come non ne provocò la navicella "atea" dell'Urss, riflette soltanto l'ottuso lettaralismo con cui si leggono oggi i testi sacri, e l'atteggiamento un po'pavido e ipocrita del mondo scientifico attuale nei confronti delle autorità religiose, a meta strada tra l'ironia da cabaret e la captatio benevolentiae. Un saluto.
Paola Trombetti

Anonimo ha detto...

Carissimo Vattimo,
Sono perfettamente d'accordo che è profondamente ingenuo ricorrere alla Fisica, o meglio, alla Cosmologia (Chi l'ha fatto l'Universo?)per discutere sulla possibilità/non-possibilità di Dio.
Ma Lei provi a rivolgersi a parecchie persone , qui, sui Blog, e vedrà che le cose non stanno proprio così. Quello che vale è solo la "Volontà di Potenza", è il "credo perché ci voglio credere" che conta, anche proprio sulla comparsa di ciò che noi definiamo Universo. Così vale anche per il concetto Causa/Effetto e nel non voler assolutamente capire il concetto di: Dialettica Caso/Necessità su cui si basa il funzionamento dell'Universo stesso. Che ne dice ?

Cordiali saluti. Paolo Nesi

Mauro Pastore ha detto...

Per quanto l'universo sia più o meno trasparente al divino secondo tempi e spazi, circostanze e condizioni, per cui non sia ugualmente palese ovunque, la definizione ultima del "bosone di Higgs" come "particella di Dio" suona anche a me quanto meno esagerata, anche se il ritrovamento di un'origine ha sempre qualcosa di numinoso. A vedere Dio nel bosone sarebbe una fede che tenta di riportare tutto il mondo conosciuto a una sola origine e quindi di dimostrare che una semplice unità non potesse essere a sua volta compresa in una situazione complessa di cause ed effetti, dunque nella sua inspiegabilità dovesse essere scaturita da Dio stesso. La vecchia illusione che i bimbi li porta la cicogna, che non ci sia un amplesso ad originarli, in versione cosmologica?
Secondo una interpretazione einsteiniana, tutto l'universo sarebbe riconducibile a una sola origine, tuttavia la meccanica quantistica ha mostrato che la relatività spazio-temporale non è pensabile come una singolarità. La nascita di un mondo non dimostra l'esistenza di un solo mondo né mi pare che la fisica contemporanea abbia dimostrato che il "Big Bang" possa essere assunto a nascita dell'universo, anzi le ricerche hanno condotto a un misterioso postulato, quello della "materia oscura", il quale non consente più alcuna cosmologia unitaria. Oltretutto ci sarebbe da fare i conti con più di una teoria. Credo che chi si interessi seriamente di scienze fisiche avrà sentito parlare del cosiddetto "muro di Planck", una soglia spazio-temporale oltre la quale le leggi fisiche attualmente conosciute perdono il loro senso a causa della stessa diversità di quell'universo rispetto a quello attuale. Come a dire: è inutile portare i pattini se non c'è la pista di pattinaggio. Dunque io penso che il cosiddetto "bosone di Higgs" nasconda qualcosa di differente da quel che crede l'attuale mondo scientifico (e forse filosofico). Infatti, stante la radicale differenza dell'universo conosciuto attuale da quello precedente alla soglia denominata "muro di Planck", la scoperta del "bosone di Higgs" mi risulta in gran parte apparente. C'è da domandarsi: cosa corrispondeva a quel bosone quando le leggi fisiche attuali non esistevano, essendo l'universo troppo differente? La risposta a questa domanda esula dal compito dell'interpretazione del dato scientifico, sia pure filosofica o addirittura religiosa in quanto sarebbe necessaria allo scopo una differente conoscenza o una scienza completamente nuova. Il bosone in questione è soltanto interpretabile come una eco di un mondo troppo arcano per esser compreso in base alle attuali conoscenze scientifiche.
Stante tutto questo, a parte l'illusione che siano le cicogne a portare i nuovi nati, non posso che riscontrare una seconda illusione, la stessa per la quale il non esperto di montagna, scambiando l'eco per il rumore stesso, comincia a scambiare una slavina per un semplice effetto di luce dovuta al passaggio di una nube. Si capirà che di questo passo, con simili eccessive pretese da parte della cultura scientifica o della scienza, non ci sarebbe da stare troppo tranquilli.
Saluti.
MAURO PASTORE